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A buio rimisero le canottiere e presero a vagolare all'intorno, ognuno per suo conto
eppure tutti collegati, come monaci in chiostro. Montavano Lorusso e Garofalo. Gli altri si
preparavano a dormire, sazi e quasi spauriti di quell'abbondanza di libertà, ma Johnny
continuò a vegliare e passeggiare, deciso a sfruttare fino all'ultimo atomo quell'occasione
unica di ripossedersi interamente; con prodigiosa facilità spostava i pesanti sipari della,
bassa notte, marino gli risuonava il fruscio dell'erba e terra sotto il suo passo. Garofalo non
capì e dalla sua garitta di tenebra disse: « Non credevo, Johnny, la pigliassi tanto sul serio
questa guardia. »
Al mattino tutto era fantastico, il sole discreto in un cielo leggero e venato, mancava
soltanto un ruscello in cui bagnarsi lungamente, per la perfezione dell'essere. Ma Oprandi e
Lippolis vennero a parole e quasi a pugni. Il pugliese non arrivava all'ascella del
bergamasco, questi però era quel tal tipo di nordico che non solo non fa mai il primo ma gli
occorre una serie di cazzotti sul naso per svegliarsi al combattimento. Il motivo nessuno lo
sapeva né lo intuiva, Lippolis era torvo e ringhioso, Oprandi miserabilmente interdetto, ora
si degradava a fare il gesto napoletano delle dita riunite a mazzetto. Li separarono. Pezzullo
probabilmente conosceva l'origine della lite, ma non si sbottonò, prese a scuotere
tristemente la testa, era bastato lo screzio degli altri a sprofondarlo nella sua pena personale.
Cannoni tuonarono da ogni parte, così repentini e diretti che i sei soldati quasi
stramazzarono, come se le loro nuche fossero l'assurdo bersaglio. Si inserì un crepitio di
armi automatiche, a centinaia, dapprima frenetico, poi regolantesi in scariche omogenee e
puntuali, che però svanirono abbastanza presto, mentre l'artiglieria insisteva, tetra e
sistematica. Essi si muovevano straniti entro quel cerchio di boati.
« Che è? »
« Uno scherzo non è. »
« Una manovra? »
« Che sia lo sbarco? »
« È lo sbarco. »
« Ma sono vicini, ahò! Dovrebbero sbarcare a Ostia. »
« A Ostia è impossibile, proprio in faccia a Roma. »
« Ostia o non Ostia, non può essere che lo sbarco. »
« Che siano paracadutisti? Da un pezzo gli inglesi volevano lanciarne su Roma. »
«Macché paracadutisti! Non può essere che lo sbarco. »
Per Johnny veniva da Roma un rombo sordo e intermittente, ma non si fidava più del suo
orecchio ottuso e suggestionato dalle cannonate, e di chiedere conferma ai compagni non
osava, nemmeno a Lorusso. A mezzogiorno la carretta del rancio non fu vista, l'attesero
invano per un'altra ora buona, rivolti alla pista gialla, sotto il cielo straziato. Allora Oprandi
si offrì di marciare all'ultima borgata e di là telefonare al comando di battaglione, ma prima
che Johnny gliela bocciasse aveva già ripudiato l'idea al tardivo pensiero del capitano
Vargiu che gli rispondeva dall'altro capo del filo.
Numerose mitragliatrici rafficavano senza posa, con vicina virulenza, e la cosa era tanto
più intrigante in quanto dominavano coi loro giovani occhi un vastissimo tratto dell'Agro e
tutto ostinatamente deserto. Lippolis, stufo di chiedersi che cosa succedeva e di patir la
fame, si buttò a narcotizzarsi nella lingua d'ombra proiettata da un dentone; in breve dormì,
a strappi e sussulti, con gemiti. Al suo turno Johnny dovette chiamarlo e scuoterlo
parecchio.
« Sono arrivati? »
« Al rancio puoi fare la croce, ma il cambio arriverà certamente. Dovrebbero essere della
prima squadra del primo fucilieri della seconda. »
« Ti dirò che non mi dispiace niente rientrare in caserma. Hanno sparato sempre questi
c... di cannoni? »
« Mai mollato. »
« Ma che succede? Ti ripeto che non mi dispiace niente rientrare in caserma. »
I cannoni tacquero, l'Agro si rifece silenzioso, salvo per un lontano, liquido suono di
vento sognato. Verso le sei - persa ogni speranza anche per il cambio - un rumorino prese a
trapanare il compensato grigio del cielo. Si avvicinò, sempre più bilioso, e riconobbero una
Cicogna tedesca, col suo volo precario e risentito. Sbalzò giù come per un vuoto d'aria e li
mitragliò. Si tuffarono dentro le grotte, inseguiti da spruzzi di terra, Garofalo addossato al
tufo fece partire una fucilata contro la pancia verde della Cicogna che riprendeva
laboriosamente quota. Attendevano il secondo passaggio, coi moschetti puntati al con-
fondente cielo, ma la Cicogna non virò, si dileguò sbilenca. Corsero a incontrarsi sullo
spiazzo, invano cercando il solco della enorme raffica, furiosi e smarriti, sgranando
bestemmie e congetture.
« Questa per me è la prova che hanno lanciato paracadutisti. I tedeschi ci hanno scambiati
per paracadutisti inglesi. Non è spiegabile altrimenti. »
« Lui è fissato coi paracadutisti. »
« E voi siete fissati con lo sbarco. »
Si intromise Pezzullo, agitatissimo. « Fosti pazzo, Garofalo, a sparare. Ora per quel colpo
si dovrà stendere verbale. E che ci scriverai? »
« Piantala, Pezzullo, » troncò Johnny. « Garofalo ha fatto benissimo e non deve
preoccuparsi di niente. Anzi, è stato il più pronto di noi, l'unico che ha reagito a dovere. »
A notte fatta echeggiarono esplosioni a sud, senza che il cielo lumeggiasse. Più tardi
subentrò un rumore reumatico e poderoso, e tutti pensarono a un grosso reparto
motocorazzato in movimento verso la città. A mezzanotte Pezzullo chiese riposo e con lui
Johnny mandò a dormire Oprandi, Garofalo e Lippolis, conveniva riosservare i turni o gli
uomini si scaricavano tutti insieme. Furono presto addormentati, immobili e col respiro
tranquillo, sordi ai tuoni dal sud.
Lorusso intimò il chivalà, tre volte, poi l'altolà. Balzarono tutti in guardia, l'armamento
dei fucili risuonò fortissimo.
« Altolà o sparo. »
Risposero allora voci soffocate e stridule: « Italiani! Amici! Siamo fratelli. Non sparate,
non sparate. »
Una decina di ombre ubriache vennero incontro ai fucili e alla lampada portatile.
« Ma chi siete, conciati così? »
Vestivano mezzo borghese e mezzo militare, da mentecatti, con un effetto tra l'osceno e
l'orrido.
« Soldati siamo, soldati come voi. » E tornavano alle loro case dalle guarnigioni del
Lazio.
« Che cosa raccontate? Volete dire che avete disertato? »
Uno di quelli scoppiò in una risata isterica, ma gli altri parlarono gravemente, con affetto,
da fratelli maggiori. « Voi che ci fate qui, ancora in divisa e armati? Ma non sapete? Ieri
l'altro Badoglio ha fatto l'armistizio. »
Essi boccheggiarono, poi Johnny si riprese. « L'armistizio è una bella cosa, ma voi
scappate. »
« Attenzione, » intervenne Lorusso, « questi sono disertori. »
« Voi siete pazzi da legare! » insorse uno degli sbandati.
Un altro si staccò dal gruppo: « Io ero sergente. Centrami la luce in faccia, capoposto,
così ci intenderemo meglio. I tedeschi non hanno accettato il nostro armistizio, i tedeschi ci
hanno dichiarato subito guerra e hanno occupato le nostre caserme. Chi non scappa è preso
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